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“Siate la polpa rossa dell’anguria spaccata in mezzo alla tovaglia bianca” (Alfonso Gatto)

Venti, intensi, anni! Parlare dei venti anni di attività di MonsanoCult è terribilmente arduo. Perché un puro e semplice catalogo degli eventi, delle rassegne, delle collaborazioni, dei personaggi, degli artisti intervenuti, eccetera, occuperebbe veramente troppo spazio di e non renderebbe giustizia al lavoro di quanti hanno con noi collaborato e, soprattutto allo spirito dell’associazione. Riassumere il lavoro di due decadi non può limitarsi ad elencare quanto fatto in maniera acritica: non si tratta solo di enumerare i concerti o le mostre, o le letture dantesche, le feste del buonsenso, ma di raccontare quello che ha mosso tutto quanto, le motivazioni, le scelte, a volte ardite che hanno dato vita a spettacoli, incontri e conferenze: cosa c’è sempre stato dietro, quel lavoro di pensiero e programmazione che ha dato un senso allo spostare sedie e transenne e non ci ha mai fatto sbuffare ma sempre sorridere e divertirci!

Mettersi in gioco! Ecco, quello che mi è subito schiettamente piaciuto dell’associazione MonsanoCult e di Maurizio Possedoni, l’anima, è stata quella volontà di mettersi in discussione, sempre! Perché lo scopo principale di ogni evento, anche il più apparentemente innocuo, è lasciare un segno. È lanciare un sasso nell’acqua e vedere quanti anelli verranno generati. È gettare un seme e attendere che cresca. O meglio, è aspettare un giorno o due dopo un qualsiasi nostro spettacolo, una lettura, un concerto e ascoltare la gente in piazza, dal fruttivendolo, dal macellaio, al bar, e sentire cosa sia rimasto, cosa abbia colpito, cosa abbia lasciato perplessi. Maurizio mi ha raccontato spesso le sue chiacchierate costruttive e i frutti positivi che nascevano, ogni tanto, nei monsanesi e non solo, anche solo una sensazione dovuta ad un’immagine forte, che lasciava una traccia emotiva (penso al verso “siate la polpa rossa dell’anguria spaccata in mezzo alla tovaglia bianca” di Alfonso Gatto durante un mio spettacolo a Villa Pianetti o ai turbamenti fortissimi che hanno avuto gli spettatori della piece teatrale su Alda Merini nei locali di Santa Maria di Monsano).

Badate bene, però, non parlo di una semplice provocazione studiata a tavolino, noi odiamo le gratuità, parlo di qualcosa di complesso e sottile. Qualcosa che nasce sempre da un confronto serio all’interno di MonsanoCult, che orienta qualsiasi scelta (tipologia di evento, attori coinvolti, luoghi, pubblicità ecc), pensando agli spunti possibili che questa porterà presso chi viene a vedere quello che facciamo. Ovvio, a volte è più facile, altre più complesso: avere i mezzi limitati non aiuta, ma le difficoltà hanno sempre comunque rappresentato una sfida. Quindi, che il “pungolo” derivato dall’evento fosse il 90% o lo 0,1% non importava, l’importante è che niente fosse neutro ed “indolore”. A volte siamo stati molto pesanti, altre volte leggeri, mai superficiali o forzati. Perlomeno ci abbiamo provato. Tornando a casa, la persona dovrà chiedersi almeno un perché, almeno per dieci minuti!

Riflettere! È un’impresa mai in discesa, sia chiaro, perché non si è mai cercato il coup de theatre, la provocazione aggressiva e gratuita, il personaggio o l’argomento alla moda e chiassoso. Piuttosto, abbiamo sempre seguito dei filoni principali che riguardassero la cittadinanza in primis, l’attualità e gli argomenti vicini alle persone e che le coinvolgessero attivamente e direttamente (vera provocazione, questa!). Un esempio tra tanti: la raccolta differenziata! Se non sbaglio, siamo stati tra i primi in assoluto a fare un porta a porta spinto, ricordate? Noi di MonsanoCult abbiamo dedicato a questo argomento più di una Festa del Buonsenso, senza retorica e senza paternalismo, anzi! Oltre ai necessari incontri con grandi personalità politiche e scientifiche del settore, che hanno sempre coinvolto più di un punto di vista (ricordo belle e stimolanti discussioni di personalità come Maurizio Pallante, Paul Connet, Cesare Segrè, solo per citarne alcuni), abbiamo cercato di fornire stimoli diversi grazie soprattutto agli eventi (mostre, esibizioni, spettacoli, ecc) legati alla festa e mirati a stupire in maniera critica il pubblico: ad esempio, il concerto con gli strumenti ricavati da materiale riutilizzabile, con Il Riciclato Circo Musicale, o gli stessi allestimenti scenografici creati dalle scuole con le bottiglie usate, dove le persone erano stimolate ad entrare, osservare e riflettere sugli infiniti usi di quello che crediamo scarto (una riflessione che coinvolge non solo il mondo della differenziata!). Noi non forziamo, noi proponiamo e poniamo un quesito: l’osservatore darà a se stesso e agli altri la sua risposta, possibilmente in maniera attiva.

Ogni Festa del Buonsenso doveva stimolare almeno una domanda: cosa è il buonsenso? Definire le buone pratiche e come metterle in atto era nostro compito, evitando la retorica e con estrema obiettività. Dallo scarto alimentare alla questione femminile, dalla sostenibilità alla delinquenza minorile, dai rifiuti alla camorra o la mafia. Già dalla grafica del manifesto ponevamo la questione che si sarebbe evoluta negli spettacoli, nelle performance, nelle mostre e sarebbe culminata nelle conferenze finali.

“Cosa posso fare io”? Si domanda chi sta seduto ad ascoltare o si trova chiuso nell’installazione simbolica di tre metri cubi di spazzatura. La nostra risposta: Tantissimo! Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo fare molto! Questa è la risposta, che abbiamo fatto nostra, di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993 a cui abbiamo dedicato una pubblicazione (Se ognuno di noi…Padre Pino Puglisi 9 sentieri di buonsenso), un manuale di buonsenso ispirato dalla sua vita con uno dei suoi messaggi più belli: collaboriamo, tutti insieme per cambiare le cose.

Crescere. A proposito di Puglisi, non abbiamo mai dimenticato i ragazzi delle scuole, di ogni grado, con cui abbiamo sempre lavorato, proponendo laboratori teatrali o sul nostro paesaggio, con cui abbiamo discusso e creato e a cui abbiamo mostrato la nostra storia, i nostri luoghi e con cui abbiamo cercato di migliorare alcuni luoghi di Monsano, come la pista di pattinaggio e il parco Puglisi. Le mattonelle in ceramica vicino al monumento dedicato al parroco siciliano o quelle della mappa emotiva di Monsano sono state un altro esempio di proposta e domanda alla cittadinanza. Le risposte sono state forse un po’ ambigue, visti gli atti di incuria e vandalismo, ma ogni reazione è ben accetta se suscita una riflessione o una reazione.

Chi vede quello che facciamo, chi torna a casa dopo un nostro evento deve essere colpito, pensare e ripensare, chiedersi il perché di questa o quella scelta, magari arrabbiarsi. Porre domande, nascoste o evidenti, spunti di riflessione, è gran parte del lavoro preparatorio di quasi tutto quello che facciamo. Prendiamo Essere Musa, per esempio, la rassegna dedicata alla figura femminile come creatrice ed insieme ispiratrice, con tutte le difficolta, i conflitti ed i contrasti che questo comporta, rappresenta bene quanto sto dicendo. Ogni conferenza ha sempre stimolato domande, dubbi, rabbia o tristezza dovuti all’empatia con le persone di cui si parlava volta per volta, a volte anche avversione, perché no? Questo è evidente anche per gli spettacoli teatrali organizzato dal Gruppo Exodus, con attori provenienti da comunità, ex tossicodipendenti, che alla fine della rappresentazione si confrontavano col pubblico rappresentando le loro storie. Più sottile, lo spunto, se non piacevolmente provocatorio, in eventi come MonsanoMostra, quando, dopo una mostra di arte contemporanea organizzata in un ex locale del paese dismesso, abbiamo esposto le stesse opere (dedicate alla figura femminile o create da donne, tutti quadri di valore) nei negozi e nelle attività monsanesi: dal macellaio, dal fruttivendolo, in farmacia, all’anagrafe, ecc). Chi andava a comprare scarpe o pane o altro, si trovava di fronte opere spesso enigmatiche con le loro domande. Decisamente forte, non trovate?

Già, i luoghi! Anche la scelta delle location non è stata mai del tutto “innocente”. Quando possibile abbiamo scelto gli spazi in base al tipo di evento: quali luoghi più adatti alle Letture Dantesche se non le nostre splendide chiese: memorabile la lettura del XXXIII canto del Paradiso “Vergine Madre, figlia del tuo figlio”, proprio a Santa Maria fuor di Monsano. O Marche Poesia, i concerti di musica classica “Muse in Villa”, nella cornice del giardino di Villa Pianetti? 
Negli ultimi anni, invece, non abbiamo quasi mai più fatto conferenze incontri, spettacoli su di un comodo palco, ma siamo andati nei vicoli, negli uliveti degli Aroli, in mezzo ai campi, nei giardini comunali in cui nessuno va spesso, nei locali storici del paese chiusi da decenni, nella sagrestia di San Pietro Apostolo, nella limonaia e nei locali di lavoro di Villa Pianetti, sui marciapiedi, eccetera eccetera. Perché volevamo cambiare, perché volevamo valorizzare quegli spazi in cui si passa ma a cui non si da importanza, perché volevamo far aprire gli occhi, alzarli e girare la testa a chi non c’è più abituato. Perché… (rispondete voi!).

Perché il teatro contemporaneo è scomodo. In tutti i sensi! Poche volte il pubblico è stato seduto con noi. Negli spettacoli teatrali di questi vent’anni c’è stata la massima provocazione e la spinta maggiore alla riflessione. Penso agli spettacoli in collaborazione con le compagnie di giovanissimi attori Firenze o Modena, che risiedevano in paese, lo vivevano e poi creavano qualcosa di profondamente legato ai nostri spazi (chi non ricorda la bicicletta che in fiamme correva giù per un filo dal castello?), lanciando domande metaforiche sulle figure troppo celebrate dai media o sulla guerra.

Un insolito palcoscenico. Dal 2012, poi sono ritornati i laboratori teatrali monsanesi, dedicati a tutte le età e in particolare ai giovani, nei quali abbiamo dedicato un grandissimo sforzo non solo alla formazione attoriale, ma anche a quella caratteriale, emotiva, espressiva. Un laboratorio teatrale, se vissuto con impegno, aiuta a trovare in ciascuno di noi potenzialità che rimarrebbero altrimenti inespresse. Esplorati, quindi, il movimento, la voce, l’emozione ed aiutati attrici ed attori a scoprire i loro mezzi espressivi, dopo sei mesi di laboratorio creavamo degli spettacoli legati a temi che coinvolgessero in prima persona loro e quanto e quanti li circondavano quotidianamente. Non siamo mai stati né neutri né docili. A partire dai classici come Shakespeare o Sofocle, o Buzzati e Calvino, o nei testi scritti da me, abbiamo sempre esplorato e messo in discussione il mondo della giovinezza, con le sue paure e i suoi traumi, la crescita, la maturità, l’autorità, la violenza, subita o dispensata, nascosta o palese, ecc, soprattutto il problema dell’identità, attualissimo e urgente.

Con Romeo e Giulietta siamo arrivati in Francia, a commuovere i nostri amici di Toulaud! Abbiamo offerto due letture contrapposte del classico Piccolo Principe, abbiamo esplorato le città invisibili o ascoltato le cosmicomiche, abbiamo atteso alle mura di Anagoor o ci siamo nascosti dai giganti dietro di esse, abbiamo atteso Godot indecisi se essere il marchese di Forlimpopoli o noi stessi; abbiamo indossato maschere su maschere, aspettando che la bomba atomica uscisse dall’ascensore. Il pubblico si è chiesto il perché di quei fili colorati, di quella musica così opprimente o così malinconicamente eroica, di quella scala vuota che puntava alla luna, di quelle ombre innamorate che sparivano, di quelle voci preoccupate che leggevano la Costituzione… e, alla fine, con quei ragazzi che si mettevano in gioco, tutti sono fuggiti sopra quelle/queste mura! Là, dove volano gli uccelli!

Futuro! Teatro, Musica, arte figurativa, attualità, storia universale e storia locale, letteratura, poesia, politica, ambiente, giovani. E poi, concerti, classici o rock, letture, performance, libri, ma anche scuola di fotografia, corsi per sommelier, corsi di photoshop, ecc. Come ho scritto spesso: chi c’era lo sa! Chi non c’era ed è curioso potrà visitare il nostro sito (www.MonsanoCult.eu), da poco rinnovato e farsi un’idea di chi siamo, cosa abbiamo fatto e con chi. Da ben prima del 2000 Maurizio Possedoni, già presidente della rinnovata Pro Loco, ha animato Monsano, culminando nella creazione di MonsanoCult, dove l’ho raggiunto attivamente nel 2006. Entrambi abbiamo lavorato per Monsano fin dai tempi del catechismo e nel bene e nel male continuiamo ancora. Da qualche mese si sono aggiunte due ottime nuove leve, piene di sano entusiasmo e di idee, Nicolò e Pietro. Il nostro presidente continua ancora con la stessa energia e sa trascinarli e coinvolgerli sempre, come ha fatto con me! La forza non gli è mai venuta meno! Da parte mia non posso che ringraziarlo e penso che dovremmo farlo tutti!

Buon compleanno, MONSANOCULT! Grazie Maurizio!

“Siate la polpa rossa dell’anguria spaccata in mezzo alla tovaglia bianca” (Alfonso Gatto)